La tanto attesa proroga del c.d. iperammortamento arriva con una nuova modulazione, tre le aliquote:
- 250% fino a 2,5 milioni di euro;
- 200% fino a 10 milioni di euro;
- 150% fino a 20 milioni di euro.
Stop fissato al 31 dicembre 2018, invece, per ciò che concerne il superammortamento, il quale agevola l’acquisto dei cosiddetti macchinari tradizionali.
E’ notizia degli ultimi giorni, inoltre, che dal 2019 sarà introdotto di un nuovo regime di tassazione agevolato per le imprese che reinvestono gli utili in azienda.
L’iperammortamento consente una super valutazione con le tre aliquote (250%, 200% e 150%) degli investimenti in beni materiali nuovi, dispositivi e tecnologie abilitanti la trasformazione in chiave 4.0 acquistati o in leasing. Gli ottimi risultati raggiunti, negli scorsi anni, spingono il Governo alla conferma di una misura che mira a supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, in beni materiali e immateriali (software e sistemi IT) funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi. La nuova formulazione, con tre aliquote, persegue due obiettivi principali, il primo è certamente quello di garantire l’aliquota più alta per gli investimenti effettuati dalle PMI, agevolando soprattutto queste ultime, il secondo è quello di riequilibrare le forze in campo, in tema di investimenti, seguendo il principio della progressività del beneficio.
La fine del superammortamento sarà contro bilanciata non solo dalla semplificazione della tassazione sulle imprese, ma anche dagli incentivi garantiti per il reinvestimento degli utili. Dal 2019, le aziende che investono e assumono lavoratori potranno fruire di un regime agevolato che riduce l’aliquota Ires dal 24% al 15% per la quota di utili reinvestita in beni strumentali nuovi e in nuova occupazione. Di certo il condizionamento principale sarà la destinazione degli utili a investimenti produttivi, e non a mero rafforzamento patrimoniale e finanziario dell’impresa, si pensi all’Ace (Aiuto alla Crescita Economica delle imprese), che sarà abrogata.
L’intenzione che soggiace alla formulazione del nuovo assetto agevolativo, è la produzione di un beneficio complessivo, in termini di rinnovamento degli impianti e potenziamento del comparto produttivo, che sembra essere altamente necessario in un paese cronicamente in difficoltà in ambito di innovazione ed investimenti.
Di contro L’Imposta sul Reddito Imprenditoriale (IRI) viene abrogata ancor prima di essere entrata in vigore, tale regime opzionale, infatti, viene sostanzialmente superato dall’introduzione della c.d. “flat tax”, che prevede per piccole imprese e lavoratori autonomi un’aliquota più favorevole, anche se, tale regime riserva ancore molte incognite, ad oggi non ancora chiarite, in merito a limiti, condizioni nonché aliquote applicate.
Il quadro agevolativo sopra descritto, pur proseguendo sul solco normativo tracciato negli anni scorsi, presenta alcune novità in ambito applicativo e rappresenta un concreto tentativo di alimentare la spinta innovativa dell’imprenditoria nazionale, soprattutto nel settore manifatturiero.